giovedì 6 ottobre 2011

“Stay hungry, stay foolish”


Poche persone come LUI avevano spiegato, in vita, il loro pensiero sulla morte. Fu a Stanford nel 2005, che insieme a quella straordinaria lezione di vita racchiusa in quattro parole di numero - “Stay hungry, stay foolish” - Jobs spiegò anche la sua prospettiva a riguardo della fine.



Sono onorato di essere qui con voi oggi, nel giorno della vostra laurea presso una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. A dir la verità, questa è l’occasione in cui mi sono di più avvicinato ad un conferimento di titolo accademico. Oggi voglio raccontarvi tre episodi della mia vita. Tutto qui, nulla di speciale. Solo tre storie.

La prima storia parla di “unire i puntini”.

Ho abbandonato gli studi al Reed College dopo sei mesi, ma vi sono rimasto come imbucato per altri diciotto mesi, prima di lasciarlo definitivamente. Allora perchè ho smesso?

Tutto è cominciato prima che io nascessi. La mia madre biologica era laureanda ma ragazza-madre, decise perciò di darmi in adozione. Desiderava ardentemente che io fossi adottato da laureati, così tutto fu approntato affinché ciò avvenisse alla mia nascita da parte di un avvocato e di sua moglie. All’ultimo minuto, appena nato, questi ultimi decisero che avrebbero preferito una femminuccia. Così quelli che poi sarebbero diventati i miei “veri” genitori, che allora si trovavano in una lista d’attesa per l’adozione, furono chiamati nel bel mezzo della notte e venne chiesto loro: “Abbiamo un bimbo, un maschietto, ‘non previsto’; volete adottarlo?”. Risposero: “Certamente”. La mia madre biologica venne a sapere successivamente che mia mamma non aveva mai ottenuto la laurea e che mio padre non si era mai diplomato: per questo si rifiutò di firmare i documenti definitivi per l’adozione. Tornò sulla sua decisione solo qualche mese dopo, quando i miei genitori adottivi le promisero che un giorno sarei andato all’università.

Infine, diciassette anni dopo ci andai. Ingenuamente scelsi un’università che era costosa quanto Stanford, così tutti i risparmi dei miei genitori sarebbero stati spesi per la mia istruzione accademica. Dopo sei mesi, non riuscivo a comprenderne il valore: non avevo idea di cosa avrei fatto nella mia vita e non avevo idea di come l’università mi avrebbe aiutato a scoprirlo. Inoltre, come ho detto, stavo spendendo i soldi che i miei genitori avevano risparmiato per tutta la vita, così decisi di abbandonare, avendo fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. OK, ero piuttosto terrorizzato all’epoca, ma guardandomi indietro credo sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’istante in cui abbandonai potei smettere di assistere alle lezioni obbligatorie e cominciai a seguire quelle che mi sembravano interessanti.

Non era tutto così romantico al tempo. Non avevo una stanza nel dormitorio, perciò dormivo sul pavimento delle camere dei miei amici; portavo indietro i vuoti delle bottiglie di coca-cola per raccogliere quei cinque cent di deposito che mi avrebbero permesso di comprarmi da mangiare; ogni domenica camminavo per sette miglia attraverso la città per avere l’unico pasto decente nella settimana presso il tempio Hare Krishna. Ma mi piaceva. Gran parte delle cose che trovai sulla mia strada per caso o grazie all’intuizione in quel periodo si sono rivelate inestimabili più avanti. Lasciate che vi faccia un esempio:

il Reed College a quel tempo offriva probabilmente i migliori corsi di calligrafia del paese. Nel campus ogni poster, ogni etichetta su ogni cassetto, erano scritti in splendida calligrafia. Siccome avevo abbandonato i miei studi ‘ufficiali’e pertanto non dovevo seguire le classi da piano studi, decisi di seguire un corso di calligrafia per imparare come riprodurre quanto di bello visto là attorno. Ho imparato dei caratteri serif e sans serif, a come variare la spaziatura tra differenti combinazioni di lettere, e che cosa rende la migliore tipografia così grande. Era bellissimo, antico e così artisticamente delicato che la scienza non avrebbe potuto ‘catturarlo’, e trovavo ciò affascinante.

Nulla di tutto questo sembrava avere speranza di applicazione pratica nella mia vita, ma dieci anni dopo, quando stavamo progettando il primo computer Machintosh, mi tornò utile. Progettammo così il Mac: era il primo computer dalla bella tipografia. Se non avessi abbandonato gli studi, il Mac non avrebbe avuto multipli caratteri e font spazialmente proporzionate. E se Windows non avesse copiato il Mac, nessun personal computer ora le avrebbe. Se non avessi abbandonato, se non fossi incappato in quel corso di calligrafia, i computer oggi non avrebbero quella splendida tipografia che ora possiedono. Certamente non era possibile all’epoca ‘unire i puntini’e avere un quadro di cosa sarebbe successo, ma tutto diventò molto chiaro guardandosi alle spalle dieci anni dopo.

Vi ripeto, non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete... questo approccio non mi ha mai lasciato a terra, e ha fatto la differenza nella mia vita.

La mia seconda storia parla di amore e di perdita.

Fui molto fortunato - ho trovato cosa mi piacesse fare nella vita piuttosto in fretta. Io e Woz fondammo la Apple nel garage dei miei genitori quando avevo appena vent’anni. Abbiamo lavorato duro, e in dieci anni Apple è cresciuta da noi due soli in un garage sino ad una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. Avevamo appena rilasciato la nostra migliore creazione - il Macintosh - un anno prima, e avevo appena compiuto trent’anni... quando venni licenziato. Come può una persona essere licenziata da una Società che ha fondato? Beh, quando Apple si sviluppò assumemmo una persona - che pensavamo fosse di grande talento - per dirigere la compagnia con me, e per il primo anno le cose andarono bene. In seguito però le nostre visioni sul futuro cominciarono a divergere finché non ci scontrammo. Quando successe, il nostro Consiglio di Amministrazione si schierò con lui. Così a trent’anni ero a spasso. E in maniera plateale. Ciò che aveva focalizzato la mia intera vita adulta non c’era più, e tutto questo fu devastante.

Non avevo la benché minima idea di cosa avrei fatto, per qualche mese. Sentivo di aver tradito la precedente generazione di imprenditori, che avevo lasciato cadere il testimone che mi era stato passato. Mi incontrai con David Packard e Bob Noyce e provai a scusarmi per aver mandato all’aria tutto così malamente: era stato un vero fallimento pubblico, e arrivai addirittura a pensare di andarmene dalla Silicon Valley. Ma qualcosa cominciò a farsi strada dentro me: amavo ancora quello che avevo fatto, e ciò che era successo alla Apple non aveva cambiato questo di un nulla. Ero stato rifiutato, ma ero ancora innamorato. Così decisi di ricominciare.

Non potevo accorgermene allora, ma venne fuori che essere licenziato dalla Apple era la cosa migliore che mi sarebbe potuta capitare. La pesantezza del successo fu sostituita dalla soavità di essere di nuovo un iniziatore, mi rese libero di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.

Nei cinque anni successivi fondai una Società chiamata NeXT, un’altra chiamata Pixar, e mi innamorai di una splendida ragazza che sarebbe diventata mia moglie. La Pixar produsse il primo film di animazione interamente creato al computer, Toy Story, ed è ora lo studio di animazione di maggior successo nel mondo. In una mirabile successione di accadimenti, Apple comprò NeXT, ritornai in Apple e la tecnologia che sviluppammo alla NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. E io e Laurene abbiamo una splendida famiglia insieme.

Sono abbastanza sicuro che niente di tutto questo mi sarebbe accaduto se non fossi stato licenziato dalla Apple. Fu una medicina con un saporaccio, ma presumo che ‘il paziente’ne avesse bisogno. Ogni tanto la vita vi colpisce sulla testa con un mattone. Non perdete la fiducia, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti sia stato l’amore per ciò che facevo. Dovete trovare le vostre passioni, e questo è vero tanto per il/la vostro/a findanzato/a che per il vostro lavoro. Il vostro lavoro occuperà una parte rilevante delle vostre vite, e l’unico modo per esserne davvero soddisfatti sarà fare un gran bel lavoro. E l’unico modo di fare un gran bel lavoro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi.

La mia terza storia parla della morte.

Quando avevo diciassette anni, ho letto una citazione che recitava: “Se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, uno di questi c’avrai azzeccato”. Mi fece una gran impressione, e da quel momento, per i successivi trentatrè anni, mi sono guardato allo specchio ogni giorno e mi sono chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni volta che la risposta era “No” per troppi giorni consecutivi, sapevo di dover cambiare qualcosa.

Ricordare che sarei morto presto è stato lo strumento più utile che abbia mai trovato per aiutarmi nel fare le scelte importanti nella vita. Perché quasi tutto - tutte le aspettative esteriori, l’orgoglio, la paura e l’imbarazzo per il fallimento - sono cose che scivolano via di fronte alla morte, lasciando solamente ciò che è davvero importante. Ricordarvi che state per morire è il miglior modo per evitare la trappola rappresentata dalla convinzione che abbiate qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione perché non seguiate il vostro cuore.

Un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Effettuai una scansione alle sette e trenta del mattino, e mostrava chiaramente un tumore nel mio pancreas. Fino ad allora non sapevo nemmeno cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che con ogni probabilità era un tipo di cancro incurabile, e avevo un’aspettativa di vita non superiore ai tre-sei mesi. Il mio dottore mi consigliò di tornare a casa ‘a sistemare i miei affari’, che è un modo per i medici di dirti di prepararti a morire. Significa che devi cercare di dire ai tuoi figli tutto quello che avresti potuto nei successivi dieci anni in pochi mesi. Significa che devi fare in modo che tutto sia a posto, così da rendere la cosa più semplice per la tua famiglia. Significa che devi pronunciare i tuoi ‘addio’.

Ho vissuto con quella spada di Damocle per tutto il giorno. In seguito quella sera ho fatto una biopsia, dove mi infilarono una sonda nella gola, attraverso il mio stomaco fin dentro l’intestino, inserirono una sonda nel pancreas e prelevarono alcune cellule del tumore. Ero in anestesia totale, ma mia moglie, che era lì, mi disse che quando videro le cellule al microscopio, i dottori cominciarono a gridare perché venne fuori che si trattava una forma molto rara di cancro curabile attraverso la chirurgia. Così mi sono operato e ora sto bene.

Questa è stata la volta in cui mi sono trovato più vicino alla morte, e spero lo sia per molti decenni ancora. Essendoci passato, posso dirvi ora qualcosa con maggiore certezza rispetto a quando la morte per me era solo un puro concetto intellettuale:

Nessuno vuole morire. Anche le persone che desiderano andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E nonostante tutto la morte rappresenta l’unica destinazione che noi tutti condividiamo, nessuno è mai sfuggito ad essa. Questo perché è come dovrebbe essere: la Morte è la migliore invenzione della Vita. E’ l’agente di cambio della Vita: fa piazza pulita del vecchio per aprire la strada al nuovo. Ora come ora ‘il nuovo’ siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, gradualmente diventerete ‘il vecchio’e sarete messi da parte. Mi dispiace essere così drammatico, ma è pressappoco la verità.

Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario.

Quando ero giovane, c’era una pubblicazione splendida che si chiamava The whole Earth catalog, che è stata una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Steward Brand, non molto distante da qui, a Menlo Park, e costui apportò ad essa il suo senso poetico della vita. Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer, ed era fatto tutto con le macchine da scrivere, le forbici e le fotocamere polaroid: era una specie di Google formato volume, trentacinque anni prima che Google venisse fuori. Era idealista, e pieno di concetti chiari e nozioni speciali.

Steward e il suo team pubblicarono diversi numeri di The whole Earth catalog, e quando concluse il suo tempo, fecero uscire il numero finale. Era la metà degli anni Settanta e io avevo pressappoco la vostra età. Nella quarta di copertina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna nel primo mattino, del tipo che potete trovare facendo autostop se siete dei tipi così avventurosi. Sotto, le seguenti parole: “Siate affamati. Siate folli”. Era il loro addio, e ho sperato sempre questo per me. Ora, nel giorno della vostra laurea, pronti nel cominciare una nuova avventura, auguro questo a voi.

Siate affamati. Siate folli. 
“Stay hungry, stay foolish”.


HANNO DETTO DI LUI: lettera43

Io so

Corriere della Sera, 14 novembre 1974
Cos'è questo golpe?
Io so
di Pier Paolo Pasolini
Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum". Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli. Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari. Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile. Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974. Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi. Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi. A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale. Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi. Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi. Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi. Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi. Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia. All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici. Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere. Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano. È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche. Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro. Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo. La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività. Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere. Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere. Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore. Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto. L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento. Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire. Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana. E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista. Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi. Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.

sabato 3 settembre 2011

GENTE CHE MI PIACE


"Mi piace la gente che vibra,
 che non devi continuamente sollecitare
 e alla quale non c'e' bisogno di dire cosa fare
 perche' sa quello che bisogna fare e lo fa.

 Mi piace la gente che sa  misurare
 le conseguenze delle proprie azioni ,
 la gente che non lascia le soluzioni al caso.

 Mi piace la gente giusta e rigorosa
 sia con gli altri che con se' stessa,
 purche'non perda di vista che siamo umani
 e che possiamo sbagliare
 Mi piace le gente che pensa
 che il lavoro collettivo , fra amici ,
 e' piu' produttivo dei caotici sforzi individuali.

 Mi piace la gente che conosce
 l'importanza dell'allegria.
 Mi picace la gente sincera e franca,
 capace di opporsi con argomenti sereni e ragionevoli.

 Mi piace la gente di buon senso ,
 quella che non manda giu' tutto ,
 quella che non si vergogna di riconoscere
 che non sa qualcosa o si e' sbagliata.
 Mi piace la gente che nell 'accettare i suoi errori
 si sforza genuinamente di non ripeterli.

 Mi piace la gente capace di criticarmi
 costruttivamente e a viso aperto:
 questi li chiamo i "miei amici".

 Mi piace la gente fedele e caparbia
 che non si scoraggia quando si tratta
 di perseguire traguardi ed idee.
 Mi piace la gente che lavora per dei risultati.

 Con  gente come questa mi impegno a
 qualsiasi impresa,
 giacche' per il solo fatto di averla al mio fianco
 mi considero ben ricompensato"
 (Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia, meglio conosciuto semplicemente come Mario Benedetti, poeta )

giovedì 28 luglio 2011

LIBERO SFOGO

http://www.laurazanellodecorazioni.it

Kierkegaard 

Sono stato tacciato di far parte di una generazione dormiente che ha messo l'Italia nelle mani di ladri. Ho risposto con veemenza che la predica non poteva venire da chi ha goduto della politica dei De Mita e dei Craxi, o giù, o su di lì, e dei loro discepoli locali.
Ho risposto che all'epoca dell'accusatore, a 20anni il posto di lavoro sicuro era comune quasi a tutti e le lotte politico-sindacali erano dure e durature perché il posto non era a rischio, ed essendo dure e durature alcune cose si riusciva a cambiarle anche con le urla in piazza.
Oggi puoi urlare un giorno, una settimana, poi nulla più. Devi produrre, sei precario, se non produci il pane a casa non lo porti e per produrre non hai tempo per protestare a lungo, per invadere le piazza e i Palazzi.
Se non produci non mangi, se non mangi non cresci, se non cresci non vivi, se non vivi non hai futuro. Ha sempre convenuto a tutti avere sotto di sé morti di fame per poi nutrirli in campagna elettorale. Credo che oggi però si sia toccato il fondo.
Se analizzo la maggior parte degli individui che mi governano localmente, vedo da anni gente che fa politica perché non ha un posto di lavoro fisso o una professione alle spalle: lavora alacremente ogni legislatura per fare favori e accaparrarsi voti per la prossima. Chi invece la professione ce l'ha, fa politica per migliorare la sua posizione sociale, per arricchire la sua professione, il suo studio, la sua azienda. Perchè ormai è prassi fare così.
Il bene comune da amministrare per la comunità è diventato il bene proprio da amministrare per i "propri" scopi.
Nel nostro piccolo tutti possiamo definirci Spider Truman, e se tutti spifferassimo le magagne dei politici locali, e dei loro dirigenti messi lì per lo scellerato spoil system? Non accadrà. perché anche questa è prassi.
Da calabrese ho paura della secessione che invoca Bossi perchè rischio d'essere governato solo ed esclusivamente da quei politici locali che ho descritto prima. Da coloro che sospendono finanziamenti a quel Comune perché la giunta ha un altro colore, e li riattivano appena quel colore è cambiato, e nel frattempo perdono i consueti ricorsi al TAR (pagati da noi sudditi), e lo spoil system cambia le regole del gioco a gioco quasi chiuso. Da coloro che dettano legge dall'alto in qualsiasi ambito senza averne competenza, imponendo progetti fatti da politici e non da tecnici (perché tecnici quell'ente non ne ha, in quanto piuttosto che indire concorsi ed assumere professionisti meritevoli, si avvale di u.t.c. con lsu e lpu da foraggiare in vista delle prossime elezioni, che sempre verranno): ed allora vedi piazze di paesi di mare con steccati da baita di campagna, o parchi giochi con ghiaia cosicché i bambini possano tirarsela contro, o porti fatti per arricchire il proprio tratto di costa senza badare al gioco delle correnti del mare che eroderà il litorale negli anni futuri, o centri storici evirati da c.a., alluminio e vetro, e via discorrendo.
La soluzione? Chi critica dovrebbe farlo costruttivamente si dice, io credo che le guerriglie greche viste nei tg della tv nei mesi scorsi, e che continuano anche oggi (ma i per i tg non fanno più notizia), si verificheranno anche in Italia quanto prima. L'esasperazione è giunta al capolinea in molti ceti sociali, credo anche che la "guerra" non sarà condotta da coloro che da sempre vivono border-line con stipendi miseri e senza rendite, sarà condotta dalla cosiddetta borghesia, dai figli di coloro che fino a 20 anni fa riuscivano a farsi un mese di ferie al mare, da coloro che sono riusciti ad andare all'università ma che difficilmente potranno mandarci i propri figli.
Come ricordava il mio amico Ernesto, Victor Hugo diceva che "la borghesia è semplicemente... la parte soddisfatta del popolo. Il borghese è l'uomo seduto. Una sedia non è una classe."
Siamo stati per troppo tempo seduti, credo sia giunta l'ora di alzarci in piedi, di darsi da fare.
Ne avrei ancora ma perchè tediare chi legge di cose che si sanno già, spesso però scriverle serve per fissarle meglio, per ricordarle, per confrontarsi, per arricchirsi delle critiche altrui.

giovedì 14 luglio 2011

PAUL VALERY

Il modo migliore
di realizzare un sogno
è svegliarsi.

mercoledì 29 giugno 2011

PRECARIO A 40ANNI … con l’aggravante

Prima parte.

40anni tra poco, una laurea, una moglie, una figlia, uno scooter, lo stato sociale di precario. Questi i miei unici averi.
Qual è l’aggravante? La partita iva.
Il popolo dell’iva fa paura, siamo quasi 9 milioni, sfidiamo i “marosi del mercato” scriveva La Repubblica nel 2009.
Ma non è sempre ricchezza l’etichetta dell’iva.
Qualche volta insegno. Dieci, quindici giorni all’anno di supplenza. Dimenticavo! Ho anche un’abilitazione all’insegnamento acquisita (o acquistata) con i corsi abilitanti (2 anni e circa 3.000,00€ investiti).
In dieci anni ho collezionato tre partite iva diverse. Per capire i perché faccio un po’ di dietrologia.
L’entusiasmo della laurea e dell’abilitazione alla professione mi fa aprire la prima partita iva. Dura circa 5 anni tra lavoretti sporadici tutti fatturati. La spada di Damocle della cassa di previdenza obbligatoria succhia quel poco che si guadagna, dopo un lungo periodo d’inattività la chiudo.
Insegno sporadicamente. Qualche incarico pubblico affiora perché ancora under 35 e la necessità di emettere fattura mi fa aprire per la seconda volta partita iva. Fatturato il supporto al rup, incarico esiguo nella forma e nel compenso, ma oneroso nella pratica, chiudo nuovamente partita iva per evitare i circa 2.000,00€ fissi all’anno di cassa di previdenza obbligatoria.
Insegno sempre più sporadicamente, un amico mi coinvolge in un altro supporto al rup: deve formare un’equipe di progettazione, gli ispiro fiducia e mi chiama. Il progetto è interessante, l’incarico è fiduciario con convenzione e non ha un colore politico, almeno per me, non sono residente lì, non voto lì, non sono iscritto all’ordine professionale di quella città.
Onorato della fiducia accordatami ed entusiasta dell’incarico affidatomi m’impegno al mille per cento.
E’ il dicembre 2009, non ci sono domeniche né vacanze di Natale, lavoro alacremente perché il mio operato è propedeutico al successivo operato degli altri colleghi. Il supporto è unilaterale, l’ente non ci appoggia, mi dovrei limitare a progettare ma eseguo rilievi, censimenti, elaboro dati, … Non si dialoga, non si può dialogare, l’interlocutore, il rup, non ha una formazione professionale consona al ruolo che ricopre. I pochi incontri avvengono, dopo ore di anticamera, in presenza di suoi tecnici di fiducia che parlano la mia stessa lingua. Dopo essere giunto ad una definizione definitiva del progetto mi viene “suggerito” di cambiare tipologia perché quella scelta cozza col tessuto urbanistico del luogo. Non mi dilungo sulle ragioni del cambiamento ma è giusto evidenziare che anche in questo caso è un monologo senza possibilità di replica. Anche le proposte di progettazione partecipata da me avanzate sono state glissate ed etichettate come utopiche.
Cambiare tipologia significa rifare un nuovo progetto, non mi perdo d’animo, riparto. Com’è d’uopo cominciano le pressioni sulla consegna degli elaborati in poco tempo e ciò conferma la poca conoscenza dell’argomento da parte degli attori interessati.
A fine 2010 termino il progetto edilizio. Ne inizio un altro però, il più importante di una nuova carriera, quella di padre.
Gennaio 2011, per il compenso delle spettanze devo emettere fattura, apro la terza partita iva.
Da quel giorno il silenzio più assordante, scrivo e-mail. Telefono, sollecito, nessuna risposta, salvo dopo circa cinque mesi:  il progetto serve per la campagna elettorale del candidato di turno, non mi presto al gioco ma c’è chi lo sfrutterà lo stesso per altre vie.
Giugno 2011, elezioni comunali, cambia l’amministrazione, cambia il rup. La fattura è emessa ma non liquidata, in diciotto mesi di lavoro neanche un acconto, nulla, solo spese. La cassa di previdenza ha la sua scadenza semestrale, ho partita iva, devo pagare.
Come me, possessori di partita iva e cosiddetti professionisti i miei colleghi. Chiediamo un incontro per conoscere il nuovo rup.
Dieci minuti d’incontro, la nostra equipe era quasi al completo con una presenza di sette ottavi dei componenti il gruppo.
Otto professionisti coinvolti. Tutti con convenzioni esageratamente sottostimate rispetto alle normali parcelle. Anzi l’equipe è di nove elementi, ma in otto abbiamo lavorato, il nono si è visto solo in campagna elettorale. Tant’è.
“La nuova amministrazione metterà mano al progetto”. Questo l’incipit di una presentazione fatta dall’alto al basso da parte del nuovo dirigente. Con sarcasmo ci ha chiesto le modalità d’incarico, il perché fossimo “noi” gli incaricati (forse pensando alla prassi che spesso si segue per gli incarichi fiduciari, ma non è il mio caso, lui non lo sa). Ho morso la mia lingua più volte per non rispondere a dovere, gli avrei rigirato la domanda. Lui chi l’ha messo lì? E perché? In sostanza le risposte ai nostri quesiti sono state poche e vaghe, i tempi per la liquidazione delle fatture non sono conosciuti.
Anche questo deve sopportare un precario a 40anni.
La mia terza partita iva sta compiendo sette mesi, è ancora aperta, mia figlia ha nove mesi, la partita iva non si mangia.

venerdì 25 marzo 2011

DISCANTO

Di acqua e di respiro
di passi sparsi
di bocconi di vento
di lentezza
di incerto movimento
di precise parole si vive
di grande teatro
di oscure canzoni
di pronte guittezze si va avanti
di come fare
di come dire
di come fare a capire
di alti
di bassi
battiti del cuore
fasi della luna
e ritmi della terra
di intelligenza
di intermittenza
si vive di danze
di ballo sociale
di una promessa
di un faccia differente
di mediocri incontri
di bellezze
di profumi ardenti
di accidenti
rotolando si gira, si balla
si vive, si fa festa
quella, questa
si picchia forte col piede
nella danza
e si sbaglia il passo
si vive di fortune raccontate
e di viaggiare
e si cammina stanchi
è di lavoro
è opposizione
è corruzione
si vive di lenta costruzione
e di tempo che ci inchioda
e di diavoli al culo
di fianchi smorti
di fuochi desiderati
si vive di pane
di speranza di bere
un vino buono per l'estate
rotolando si vive
di discorsi leggeri
cori
di maschere notturne
canto e discanto
e giù divieti
e oli sulla pelle
e sorrisi di fantasmi
e fantasmi fotografati
e giù campane annuncianti
si vive di sguardi fermi
di risposte folgoranti
di lettere partite
che aspettiamo in cima al mistero
di essere così soli.

Di questo si vive
e di tant'altro ancora
che inseguiamo come i cani
respirando dal naso
per finire invece
ancora sorridenti, ancora abbaianti
di un dolore a caso.

I. F.

sabato 13 novembre 2010

ACTIONAID

giovedì 11 novembre 2010

Le fiabe non dicono ai bambini che esistono i draghi...



"Le fiabe non dicono ai bambini che esistono i draghi, i bambini lo sanno già. Le fiabe dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti. Noi lo sappiamo già che c'è la camorra, che c'è il male, leggere le fiabe ci ha insegnato che possono essere vinti". R. Benigni

venerdì 1 ottobre 2010

L'architettura è anche questo.

Ehi architetto, clicca sul titolo per vederti allo specchio.
 

venerdì 10 settembre 2010

Sanguinis effusione

MERCOLEDì 1 SETTEMBRE. FETO PARTORITO IN BAGNO AL POLICLINICO DI MESSINA: PRESIDENTE COMMISSIONE ERRORI SANITARI ORLANDO CHIEDE RELAZIONE AD ASSESSORE RUSSO

LUNEDì 30 AGOSTO. SANITA' SICILIA, RISSA TRA MEDICI IN SALA PARTO. PRESIDENTE COMMISSIONE ERRORI SANITARI ORLANDO: RIFERIREMO AL PARLAMENTO

SABATO 21 AGOSTO. MANCA POSTO IN RIANIMAZIONE, DONNA MUORE DOPO CESAREO A VIBO. IL PRESIDENTE COMMISSIONE D'INCHIESTA SU ERRORI SANITARI ORLANDO A SCOPELLITI: ENNESIMO DECESSO AL MOMENTO DEL PARTO, SERVE RELAZIONE SULL'ACCADUTO



E se si farà avanti l’idea, in me, di farmi giustizia da solo?
E se accadrà che qualche onesto e timorato cittadino come me, in un impeto di rabbia, stanco dei soprusi e dell’arroganza, compia qualche gesto che lo rovini per tutta la vita?
Ebbene si, l'idea mi sta balenando. Pochi giorni e sarò genitore e penso: se andrà male? Se andrà male come a quella mamma con bambino a Messina? Se andrà male come i piccoli neonati che non ce l'hanno fatta negli ospedali calabresi? Se andrà male come quella donna a Vibo? Se andrà male?
Questa mia vuole essere principalmente un urlo, un chiamare a raccolta i calabresi dormienti ad un cambio di rotta. La Calabria del malaffare ci ha reso tutti prigionieri.
Prigioniero per prigioniero …
Vuole essere anche e soprattutto un avviso.
Un avviso ai politici, ai manager sanitari messi lì per voti e non per meriti (sanitari), ai medici incapaci e boriosi (e non sono pochi), all'ultimo inserviente che non saprà fare il suo lavoro con mia figlia, con mia moglie.
Avviso anche Leoluca Orlando (Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori sanitari e disavanzi sanitari regionali).
Avviso che, in caso di errori sanitari, burocratici, strutturali, in occasione dell’evento “nascita”, potrà farsi avanti l’idea di una giustizia solitaria, fatta in casa.
Che vita sarebbe senza un figlio per colpa di altri? Tanto vale farsi giustizia da soli, la mia vita onesta e laboriosa forse finirà, ma almeno qualcuno leverà le chiappe da poltrone che non merita. Avranno paura, dovranno avere paura.

lunedì 24 agosto 2009

ALBERT EINSTEIN


"La logica ti porterà da A a B. L'immaginazione dappertutto".

lunedì 6 luglio 2009

ANTONIO PRESTI

lunedì 22 giugno 2009

OSCAR WILDE


"Una carta del mondo che non contiene il Paese dell'Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perché non contempla il solo Paese al quale l'Umanità approda di continuo. E quando vi getta l'àncora, la vedetta scorge un Paese migliore e l'Umanità di nuovo fa vela. Il progresso altro non è che il farsi storia delle utopie."

sabato 2 maggio 2009

Osho


"Non esiste altro scopo nella vita che non sia vivere con totalità in modo da rendere ogni istante una celebrazione. Vivi, danza, mangia, dormi, fà qualsiasi cosa con somma totalità e ricordati sempre: quando vedi che stai creando un problema, escine immediatamente."

martedì 14 aprile 2009

Fabrizio De Andrè


"Anarchico [...] vuol dire semplicemente che uno pensa di essere abbastanza civile per riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia (visto che l'ha in se stesso), le sue stesse capacità. Mi pare che così vada intesa la vera democrazia. [...] Ritengo che l'anarchia sia un perfezionamento della democrazia. Tutti gli anarchici seri la pensano così. Sono quelli che non sono anarchici che invece la fanno pensare diversamente."

sabato 11 aprile 2009

Jeffrey "Drugo" Lebowski



"Questo è un caso molto, molto complicato. Ci sono un sacco di input e di output, ma fortunatamente io rispetto un regime di droghe piuttosto rigido per mantenere la mente flessibile".

giovedì 12 marzo 2009

Alexander Supertramp


"La felicità è reale solo quando è condivisa".
Christopher Johnson McCandless

Into the Wild
Un film di Sean Penn. Con Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone, Brian Dierker, Catherine Keener, Vince Vaughn, Kristen Stewart, Hal Holbrook, Jim Gallien, James O'Neill, Malinda McCollum, Paul Knauls, Zach Galifianakis, Craig Mutsch, Thure Lindhardt, Signe Egholm Olsen. USA 2007
Che storia, che film.
Comincia, lo segui, ti droga. A metà film vorresti essere lui, dopo due ore sei già lui. Alla fine però, ripensi bene a ciò che hai visto e ti chiedi se quel coraggio fa parte di te.

Giovanni Papini


"Io non chiedo né pane, né gloria, né compassione. Non domando abbracci alle donne o soldi ai banchieri o elogi. Di codeste cose fo a meno o le guadagno o rubo da me. Ma chiedo e domando, umilmente, un po' di certezza, un atomo di verità".

giovedì 19 febbraio 2009

Keith Jarret


“Non ho nemmeno un seme quando comincio. È come partire da zero”.